Il Gioco (definizioni e indicazioni, per
grandi e piccoli) 1
Il mondo degli adulti è suddiviso in discipline,
quello dei bambini è ancora tutto intero. Occorre esplorarlo, cercare un
sentiero, percorrerlo o navigarlo 2. Attraverso la ricerca e
la scoperta si attivano percorsi cognitivi, si scoprono relazioni, si
sperimenta.
Il gioco è un'esigenza fondamentale comune
a tutti gli uomini e donne di qualsiasi età, epoca e cultura; un tipo di
attività che si esprime in molteplici forme e con diversi gradi di complessità.
Nella sua dimensione sociale i tratti caratterizzanti sono i seguenti:
attività liberamente scelta, e quindi
piacevole;
attività complessa in cui confluiscono numerose
esigenze collegate all'età, al sesso, al ruolo, allo status, alla
educazione ricevuta, alle consuetudini, alla classe sociale o al gruppo di
appartenenza;
attività ricreativa e catartica in quanto
consente all'individuo di elaborare comportamenti in cui esprime la propria
intelligenza e soggettività;
espressione spontanea della cultura di una
società.
Nel gioco la cultura
rappresenta se stessa e tende a riprodurre, in forma sdrammatizzata, esperienze
che hanno un peso importante nel vissuto sociale. Per il fanciullo questa
attività ha connotazioni cognitive molto importanti ed assume un ruolo
determinante nella sua formazione e maturazione globale. Egli vive le proprie
esperienze senza ansia o angoscia; in sostanza, nel gioco dimensiona cose
persone o situazioni a propria misura, collocando il tutto sotto il proprio
controllo emotivo. Nella dimensione ludica sono comprese anche le attività
motorie presportive e sportive in quanto organizzate regolamentate ed innestate
su vissuti affettivi e cognitivi.
Il gioco si caratterizza anche per i seguenti
elementi:
comprende momenti di incertezza controllabili
emotivamente;
rende tutti partecipi alla comune attività del
gruppo, grazie a normative semplici e condivise, facilmente modificabili. Le
difficoltà vengono superate dal singolo all'interno del gruppo;
rende possibile la realizzazione dei propri
bisogni psico-emotivi, grazie alla possibilità che offre di costruire
simbolicamente una propria realtà fittizia.
Il gioco è quindi un mondo fantastico e reale nello stesso
tempo, un contesto di comunicazione e apprendimento di comportamenti sociali,
un'attività biologica primaria, indispensabile per mantenere un buon equilibrio
neurodinamico, anche perché permette di liberare il "surplus energetico" tipico
dell'età evolutiva. Solamente attraverso
il gioco l'individuo, specialmente in età preadolescenziale, può liberamente
esternare la propria esuberanza vitale, anche se bisogna sempre tenere presente
che il gioco è un insieme di regole.
Compito dell'insegnante è quello di non permettere
che la forma ludica venga mortificata da regole troppo rigide. Con il
gioco si realizzano anche quelle condizioni neuro-psico-motorie che, grazie alla
possibilità di realizzare molteplici esperienze, permettono diverse modalità
esecutive del movimento nella coordinazione, precisione, funzionalità ed
efficienza.
I prerequisiti funzionali più importanti
sono:
strutturazione dello schema corporeo;
acquisizione e controllo degli equilibri
(statici, statico-dinamici, dinamici);
stabilizzazione e controllo della
lateralità;
coordinazione senso-motoria;
organizzazione spazio-temporale;
controllo posturale e coordinamento dinamico
generale;
adeguatezza degli schemi posturali
motori.
Va inoltre sottolineato
come, dalla prima infanzia fino alla maturità ed oltre, ogni attività
motorio-sportiva (e non solo quella !) ha sempre nella motivazione ludica
una componente fondamentale. Questo fatto ha conseguenze metodologiche
importanti che condizionano l'insegnamento dei primi elementi del gesto tecnico
sportivo, da collocarsi in un contesto ludico: senza mai avere carattere di
estrema specificità e monotonia, ma destare interesse e curiosità
nell'apprendimento.
Ampio spazio andrà sempre riservato al
miglioramento di tutte le capacità motorie, soprattutto con esercitazioni
di gruppo e con partner, giochi di squadra, a coppie, piccoli elementi di
acrobatica, uso di attrezzi ginnici, etc.
Nel passato si sono interessati al gioco grandi
pensatori e scienziati, tanto che un genio universale come Galieo Galilei ne ha
proposto una classificazione.
Come per la maggior parte dei
compiti di un genitore, trovarsi coinvolti attivamente e parlare con i
ragazzi/bambini della loro vita è molto importante: essere fieri del talento
dimostrato, condividere vittorie e sconfitte, commentare quanto appena accaduto,
aiuterà i nostri figli a sviluppare attitudini e qualità per avere successo
nella vita. Lo Sport aiuta i bambini nello
sviluppo delle capacità fisiche, nell'apprendimento di esercizi di vario genere,
nelle amicizie, nello svago, nel gioco di squadra, nel rispetto del principio di
lealtà promuovendo l'autostima. Ma attenzione alla "vittoria ad
ogni costo": tale aberrazione, messa purtroppo in risalto dall'aspetto economico
che gravita intorno a certe attività, è lesiva della sensibilità dei più giovani
e crea un ambiente poco sano. Vale la pena ricordare che gli atteggiamenti
acquisiti dai bambini nello Sport si riflettono per il resto della vita. Per
questo i genitori dovrebbero partecipare attivamente
all'accrescimento delle "facoltà sportive"
contribuendo a fornire un supporto emotivo
positivo,
presenziando a qualche manifestazione per poi
commentarla insieme,
manifestando, serenamente, delle reali
aspettative dal proprio figlio,
essendo informati sul tipo di attività
praticata,
incoraggiando il bambino/ragazzo a parlare
delle esperienze vissute con l'allenatore e gli altri compagni,
sostenendolo nella gestione delle piccole
difficoltà.
Sebbene questo richieda
del tempo e crei i presupposti per la pianificazione di un lavoro vero e
proprio, tutto ciò permette l'acquisizione di una "familiarità" circa la
conduzione degli allenamenti ed il valore attribuito globalmente al contesto
ginnico.
Il comportamento del campione deriva da una
combinazione fra i consigli dell'allenatore e le nostre discussioni sul
significato dell'essere sportivi e leali.
E' anche importante valutare il punto di
vista dei nostri ragazzi in qualità di osservatori di un evento
sportivo. Al verificarsi di un episodio discutibile, è opportuno provare a
fornire delle soluzioni alternative sulla gestione della situazione. Ad esempio,
benché riconosciamo che nella concitazione possa essere difficile mantenere il
controllo ed essere rispettosi degli altri, sarà importante insistere sul fatto
che la mancanza di rispetto non può essere, in assoluto, accettabile.
Rammentiamo che il successo non coincide con la
vittoria e la sconfitta non coincide con il "perdere".
Talvolta può essere utile avere
un colloquio con l'allenatore in forma privata, tenendo conto della sua
originale personalità. Da adulti, potremo argomentare insieme su ciò che
sembra più adatto per il corretto apprendimento dell'allievo; sarà possibile
spiegare la propria opinione su come trattare, individualmente, nostro
figlio. Le lezioni
apprese durante l'attività sportiva contribuiranno alla costruzione di quei
Valori che formeranno l'adulto di domani.
Nota 1 : Difesa del bambino
significa anche difesa da ogni violenza, scoperta e occulta, sottile e
grossolana, al di fuori della famiglia, ma anche al suo interno: difesa da
ogni violenza fisica e psicologica. La Società stessa, "agenzia
principale" di difesa dei bambini, è anche la fonte maggiore delle minacce e dei
pericoli che questi corrono. E' necessaria quindi una profonda presa di
coscienza da parte di ciascuno; ogni persona di buona volontà dovrebbe
"adottare" tutti i bambini e farsi carico della loro difesa, del loro sviluppo
armonico e della loro crescita. Per fare ciò riteniamo
importante e urgente conoscere veramente esigenze e problemi dei piccoli, in cui
si concentrano tanti desideri, speranze e (purtroppo) tante violenze;
conoscere i bambini per proteggerli, amarli, comprenderne meglio il
"funzionamento" e le reali necessità. Il sistema bambino-genitori viene
continuamente messo alla prova: in età scolare si sentirà dire "Come farà quando
i compiti aumenteranno?", "Come farà se già ora non riesce a stare seduto
o zitto?". Vorremmo
accorgerci delle situazioni in cui il rapporto fra genitori e bambini sia in
difficoltà. Se si è capaci di aspettare, la crisi di solito
passa; il bambino prende il ritmo, si adatta e trova un tempo per
fare i compiti ed un tempo per correre e giocare. La solitudine e
l'incertezza appaiono come condizioni da combattere per migliorare il benessere
e la salute dei nostri figli poiché, quando ciò accade, diventa possibile
impedire che i problemi di oggi diventino successivamente più
grandi.
Nota 2 : I bambini, forse, pensano
o potrebbero pensare come i filosofi presocratici: alla ricerca di una
spiegazione dell'Universo, di un elemento o combinazione di questi (acqua, aria,
terra, fuoco) per dare un senso alla molteplicità del reale.
'Dalla parte dei bambini' (di V. Andreoli, ISBN 88-17-85257-0) 'Prevenzione sul disagio psicologico in età evolutiva'
(III Catt. di Neuropsich. Infant., Univ. RM1)
'Childwood
Sports Injuries & their prevention'