In virtù di una certa esperienza nelle varie forme di lotta a corpo, mi accingo ad illustrare un percorso formativo per interpretare nelle applicazioni questa materia, secondo la mia modesta opinione.
Le arti marziali, in proposito, insegnano l'importanza di superare il conflitto e l'avversario, per sviluppare un autocontrollo sempre più profondo. Dal punto di vista educativo, considero il Judo (in quanto PRINCIPIO - espresso dal suffisso giapponese 'JU' = cedevolezza, adattabilità) come un significativo passo da compiere, per applicare correttamente anche altre forme (più libere da regolamenti federali e sportivi, necessariamente imposti) orientate all'Autodifesa.
è la base per lo studio della flessibilità, educazione all’equilibrio interiore ed esteriore, alla sensibilità, alla prontezza, al controllo della persona. Quest’arte consente l’apprendimento di tecniche per cogliere dinamicamente e trasformare vantaggiosamente l’energia cinetica; la sua maestria richiede una perfezione di esecuzione, che viene raggiunta quando la tecnica trascende la fase conoscitiva e raggiunge la naturalezza.
Il JUDO è particolarmente adatto ai più piccoli, poiché insegna loro a cadere nel modo corretto secondo l’età, favorendo lo studio dell'equilibrio, la mobilità e la destrezza (v., in particolare, 'Sport ed educazione motoria'). Per facilitare l'apprendimento degli schemi motori fondamentali, viene insegnato come attività ludica fatta di corse, salti, capriole, cadute: in palestra i bambini svolgono esercizi completi che interessano in maniera equilibrata tutti i gruppi muscolari, cuore e polmoni. In questa fase iniziale non si eseguono le tecniche di gara, ma giochi, proposti dagli Istruttori, che riproducono i gesti tecnici e aiutano il bimbo ad avvicinarsi per gradi alla disciplina, insegnandogli a dominare i movimenti che diventeranno più armonici e controllati. Grazie a questo tipo di lavoro egli scoprirà da solo la tecnica al momento opportuno, acquisendola come nuova esperienza e consentendo al "proprio" di Judo di evolvere. |
Senza nulla voler togliere alla grande complessità della struttura umana e nel più grande rispetto per la sua dignità e magnifcenza, ritengo che lo sviluppo psicomotorio origini dall'attuazione di processi mentali, considerando un approccio sistemico 2 di rappresentazione per i due aspetti fondamentali intimamente legati del governo degli stessi processi : la comunicazione e il controllo. Tuttavia, per rimanere in un contesto "classico" forse più familiare e vicino ai paradigmi della comprensione comune, definirò tali schemi qualificandoli 'capacità cognitive e motorie'.
Tornando alle Arti Marziali, la
migliore occasione di crescita consiste nel vivere praticamente,
attraverso l'esperienza, quanto si è appreso in ambito
"scolastico" / accademico, per integrare, completare ed
infinitamente arricchire un simile bagaglio.
La verifica del
livello di confidenza raggiunto (consapevolezza delle
proprie forze e limiti), rispetto a una realtà, avviene per
mezzo dell'effettuazione di una MISURA, in condizioni speciali
di totale coinvolgimento dell'entità 'individuo'. Lo
strumento di questa misura si chiama 'confronto con un
campione': si tratta di un invito alla
percezione dei movimenti in relazione armonica, cedevole
ma "decisa", con gli Altri.
Veniamo ora meglio al punto :
"La teoria dinamica della competizione
si fonda sull'analisi delle forze agenti e sul loro collegamento
funzionale con la velocità di esecuzione del compito motorio
all'interno dell'entità coppia di atleti, che a sua
volta si muove con una propria velocità di spostamento. Il
parametro velocità gioca dunque un ruolo fondamentale
nella teoria della competizione, sia come velocità relativa
di esecuzione di un attacco, sia come velocità assoluta
di spostamento della coppia. Infatti, ad ogni ritmo,
associato a tale velocità, è possibile collegare l'esecuzione di
tecniche opportune. Nella fase di competizione, inoltre, possono
individuarsi due aspetti estremi, uniti da
una serie di stati intermedi senza soluzione di continuità:
quello psicologico e quello tecnico.
L'optimum dell'abilità competitiva può
essere definito come una combinazione di tali parametri,
variabile con continuità in funzione delle particolari
condizioni ambientali al contorno." 3
La maggior parte
delle tecniche fondamentali, comuni a tutte le a.m., sono basate
sulla natura “ondosa” dei movimenti che originano dalla zona
anatomica ‘fianchi/bacino’; l’applicazione di tale
principio (in "difesa" o "attacco") consente di
esprimere una potenza biomeccanica, di gran lunga superiore a
quella prodotta diversamente per eseguire la stessa tecnica
limitando il movimento solo ad alcune parti del corpo.
Una valida
applicazione dei modelli di coordinazione motoria, per lo
sviluppo delle capacità psicofisiche e l’elaborazione delle
molteplici opportunità che emergono e si articolano
funzionalmente a circostanze e lunghezze operative, è possibile
riscontrarla nella pratica del 'Metoto Globale di
Autodifesa' proposto daella FIJLKAM che, sul principio
universale di cedevolezza ed il supporto di
un criterio generale di studio, descrive quella che può essere
definita, a ragione, una 'scienza dell'autodifesa'.
Testo
delle pagine liberamente tratto dall'esperienza
personale e, fra gli altri, dai seguenti
Riferimenti bibliografici & hyperlink :