Cenni sulla
Teoria della Competizione (sportiva, quindi regolamentata)
nelle Arti Marziali

Introduzione

    Vorrei fornire alcuni spunti da utilizzare per la finalizzazione del lavoro su 'tatami'.
Per 'competizione sportiva' si intende uno scontro, governato da un codice di comportamento, fra due atleti che giungono a contatto (Kumi Kata) dando inizio ad un combattimento, con una miriade di azioni di attacco, espedienti per la difesa e controattacchi, che si susseguono necessariamente fino al prevalere dell'uno sull'altro.
Lo sforzo degli antagonisti per ottenere la vittoria viene realizzato alla luce di alcuni concetti generali derivati direttamente dagli articoli contenuti nel regolamento di gara e dalle condizioni particolari della competizione, definite come opportunità che derivano dalla personalità e preparazione tecnica propria e dell'avversario.
    Innumerevoli manifestazioni hanno mostrato la validità sperimentale di questi concetti, mentre l'analisi biomeccanica ne dimostra la correttezza scientifica.  
 
 

Riflessi condizionati e automatismi

    L'assimilazione della tecnica coinvolge sia la fisiologia che la psicologia di un individuo/entità biomeccanica. Nell'apprendimento di una tecnica, o in generale di un'azione motoria semplice o complessa, bisogna tener conto del cosiddetto tempo di reazione, inteso come intervallo di tempo che intercorre fra lo stimolo (conscio o inconscio) e la contrazione muscolare che espleta l'azione motoria.  In particolare, tr=tc+tl dove: tr è il tempo di reazione, tc il tempo di contrazione, tl il tempo di latenza (o ritardo) fra l'invio del comando da parte dei motoneuroni o del cervello e l'inizio della contrazione. Tale grandezza è collegata direttamente con la forza da sviluppare, che risulta a sua volta correlata alla velocità di contrazione o raccorciamento delle fibre muscolari interessate.

Ovviamente, più complessa risulterà la tecnica o l'azione motoria, come difficoltà di movimento, maggiore sarà il tempo di reazione dell'atleta. L'allenamento all'assimilazione di una tecnica prevede in genere la ripetizione successiva di un movimento, in modo da trasferire il meccanismo motorio dalla zona corticale primaria alla zona premotoria, non più esattamente conscia (riflesso condizionato). Tuttavia, la ripetizione "esasperata" di un determinato movimento, sotto un particolare stimolo, può produrre il risultato negativo di un riflesso condizionato, fatto questo certamente sconveniente: reagire sempre nello stesso modo a un determinato stimolo sensoriale può condurre l'avversario ad avvantaggiarsi, ad es. con una finta, di questo riflesso condizionato divenuto ormai reazione inconscia.

    Insieme con il potenziamento di sensibilità e prontezza, risulta certamente di maggiore utilità sviluppare degli automatismi piuttosto che dei condizionamenti. L'automatismo, come il condizionamento, è caratterizzato dalla possibilità di eseguire la tecnica o l'azione motoria senza fissare, in modo particolare, l'attenzione conscia sul processo di esecuzione. Come si può notare, la definizione è analoga a quella di riflesso condizionato, tuttavia ciò che distingue questi due tipi di processi fisiologici tra loro è il grado di coscienza latente presente nei due.
Si potrà così affermare che mentre nel caso dei riflessi condizionati la zona di coscienza latente è minima, al contrario nel caso dei riflessi automatici questa è maggiore, rendendo l'atleta più incline a formulare un giudizio corretto a fronte di qualsivoglia minima variazione nell'azione intrapresa dall'avversario, potendo infine prendere le opportune precauzioni o contromisure nel corso della fase competitiva.  
 
 

La Strategia

    Ogni competizione è dotata di una propria "chiave" per il successo, fondata sui valori tecnici e psichici espressi dagli atleti in azione. Spesso le nozioni fondamentali generiche (come ad es. lo squilibrio o, più in generale, le catene cinetiche favorevoli) sono concetti variabili dipendenti da molti fattori, come: le azioni proprie, quelle dell'avversario, la velocità di spostamento del raggruppamento biodinamico, le prese, le posizioni relative.
Pertanto appare necessario ed utile considerare una strategia della competizione, che si interessa della questione della coordinazione delle forze in gioco o degli sforzi armonizzati con i movimenti relativi, in modo da ottenere la vittoria.

    La strategia fornisce l'atleta di concetti generali per governare lo svolgimento armonico della competizione fino alla vittoria; la tattica richiede che egli abbia la capacità del corretto apprezzamento della fase transitoria, dell'attimo fuggente, che può fargli ottenere la vittoria.
Si potrà dire che la strategia è materia pertinente l'intuizione razionale e si può pensare di prepararla opportunamente, la tattica è materia pertinente l'intuizione irrazionale e si esprime solo se l'atleta ha raggiunto un sufficiente stato di confidenza nei confronti della tecnica.  
 
 

Schematizzazione delle fasi dinamiche

    Gli aspetti generali definiti precedentemente, validi sia per la fase di competizione in piedi (Nage Waza), sia per quella al suolo (Ne Waza), permettono di definire una serie di "strategie standard" che possono essere inserite nell'allenamento di atleti agonisti. E' opportuno che la fase di sistematizzazione passi attraverso una rappresentazione dello sviluppo e dell'evoluzione di un'azione, offensiva o difensiva, durante la competizione mediante diagramma di flusso, che gode del pregio di mettere in evidenza le sole fasi concettuali rilevanti di un'azione d'attacco, di difesa o di un'intera competizione, trascurando i "dettagli" tecnici (infinitamente numerosi) grandemente variabili e soggettivi.
    Nel corso dell'analisi completa di queste fasi concettuali generali, lo sviluppo della teoria evidenzia che l'esatta correlazione tra i fondamentali di difesa e di attacco, durante la competizione, fornisce un valido mezzo per costruirsi una strada verso la vittoria.  Questo significa che, appresi i metodi di difesa e attacco, essi devono essere adattati alle condizioni o situazioni più frequenti in competizione.  Il risultato dell'adattamento sarà la strategia standard, introdotta più sopra.

    La conoscenza approfondita sulla ricorrenza numerico-statistica di questi temi nelle varie manifestazioni consente di individuare alcuni di tali modelli di comportamento (definiti, per l'appunto, standard) di riferimento, indicati nel seguito a titolo esemplificativo:

    inoltre,

Didattica delle strategie standard

    E' possibile domandarsi, a questo punto, quale metodo di insegnamento adottare.
Solitamente l'acquisizione teorica e l'allenamento procedono di pari passo, assumendo uguale importanza per un soggetto che apprende. Risulta poi di fondamentale interesse avere uno strumento pratico, opportunamente flessibile, in modo da poter acquisire le medesime cognizioni strategiche per ogni 'tipo' di atleta (diverso per taglia, struttura fisica, maturità e grado di preparazione), attraverso  l'allenamento psico-fisico al compito motorio.
Il problema dell'insegnamento delle strategie è quello di "trasmettere" delle condizioni di gara, la cui soluzione tecnica sarà di volta in volta risolta in base al cosiddetto speciale (tokui waza) proprio dell'atleta.

Ad ogni modo la sistematizzazione scientifica, non essendo esaustiva, risulta poco utilizzabile in tale dominio per cui, tenuto conto degli elementi generali (comunque significativi) di informazione forniti, riteniamo di poter confidare nella capacità innata di ogni buon combattente a trovare ed estrinsecare una sorta di "via propria", che gli/le consenta di praticare la Difesa Personale come forma d'arte  unica nel suo genere, in modo rispettoso, fluido, armonico e disinvolto.  
 
 


Altri Riferimenti :  
A.M.            Dif. P.         

- Nota  di 'Publishing' -